HARLEY QUINN E LA GANG DELLE HARLEY: Recensione

Harley Quinn, alias Harleen Frances Quinzel, è un personaggio creato da Paul Dini e Bruce Timm per la serie televisiva animata Batman:The Animated series (Batman Tas) del 1992. Agli inizi il personaggio compare solo brevemente in un episodio col titolo di Joker’s Favor, fu solo nel 1994 che compare come personaggio importante per l’episodio Mad Love e successivamente introdotto per la prima volta anche nei fumetti con l’ononimo titolo dell’episodio per la serie a fumetti Le avventure di Batman.

Harley è da subito un personaggio all’apparenza eccentrico ed estroverso e solo dopo scopriremo le sue origini, il suo complesso background raccontato nell’episodio (e poi nel fumetto) Mad Love.

Da allora Harley è cambiata molte volte, è diventata una folle assassina, ha instaurato una relazione platonica con Poison Ivy ed è stata anche un membro della Suicide Squad. Esistono dunque numerose versioni di Harley Quinn, un personaggio che ha davvero conquistato il pubblico e ha istituito un vero e proprio fandom che la idolatra.

La storia vuole giocare proprio sulla fissazione che hanno i fan per Harley, in particolare la loro visione del personaggio, molto spesso banalizzato e appiattito dagli stessi fan e portando gli autori dunque a snaturare Harley e ad aumentare le eccentricità, eliminando di fatto alcune delle caratteristiche più profonde del personaggio.

Harley Quinn si è trasferita a New York e si è messa alle spalle l’ossessione per il Joker e sta cercando di crearsi una nuova vita dandosi da fare per aiutare il prossimo.

La cosa spiazzante di questo rilancio è che Harley Quinn, non è la protagonista, ma il motore dell’azione,infatti rapita, agisce ma lo fa in secondo piano, parallelamente ai membri della sua banda che faranno di tutto per cercare di salvarla con surreali e comici intermezzi che ricordano costantemente che questa, non è una storia di supereroi contro supercattivi, ma quella di un antieroina e che i protagonisti sono proprio loro: una gang di donne travestite da Harley, guidate da una fedeltà assoluta verso la loro beniamina.

La genialità e la bravura dello scrittore risiede nel riuscire a proporre qualcosa di originale e inaspettato, con un’idea solida e convincente alla base, che riesca a coinvolgere il lettore e incuriosirlo, invogliandolo a proseguire la storia.

Se si centra quest’obiettivo l’assenza ( o quasi ) del protagonista non pesa e anzi, ci fa assaporare ancora di più il momento in cui tornerà alla ribalta.

I disegni di Mauricet ci offrono una storia dallo stile comico, grottesco, surreale ma estremamente piacevole alla vista. Curata ed originale, è anche la caratterizzazione dei personaggi dell’opera. Lo stile strambo ed eccentrico è tratto tipico che contraddistingue i vari protagonisti, arrivando ad una ottima caratterizzazione dei personaggi secondari o persino marginali che si presentano nel corso delle tavole.

Gli american comics si dividono in fumetti commerciali e fumetti di nicchia; a volte però i fumetti più popolari sono ottime opere, e i fumetti d’autore non sono degni di essere chiamati tali. “Harley Quinn e le la gang della Harley” è sicuramente un fumetto commerciale ed il merchandising negli USA ha certamente aiutato ad decretarne il successo.

Detto questo a mio parere bisogna giudicare un prodotto più obbiettivamente possibile. Palmiotti ci offre nella “La gang di Harley” un mix perfetto di tutti gli elementi degli american comics (comicità, drammaticità, ambientazioni fantastiche, poteri sovrannaturali, combattimenti bizzarri e colpi di scena) in un mondo in cui l’autore ha saputo integrare leggende, miti, personaggi e città reali reinventando il tutto.

Lo stile di Inkai Miranda è meno “giocoso”, più spigoloso, trasposizione, forse, dei drammatici e conflittuali eventi che racconta

È originale malgrado la ripetitività della struttura narrativa, tipica però degli american comics e frutto di un aspetto socio-culturale esclusivamente americano: il pubblico vuole qualcosa di apparentemente nuovo, ma che rimembra inconsciamente cose passate (esempi frequenti il ricordo della vecchia Harley).

In conclusione, è un volume fluido nel leggerlo, l’originalità dell’autore porta l’opera ad essere apprezzata sia dai fan del personaggio che da quelli che non l’hanno mai apprezzata, i discorsi brevi ma coincisi e le varie gag che si ritrovano in piu’ tavole, rendono il tutto piacevole da leggere e da rileggere.

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Pubblicato da Busan85

Nato a Cosenza il 20 Giugno dell’85 e residente a Genova da 26 anni. Con i fumetti ho imparato a leggere. Tutto è cominciato da lì. Sfogliando i vecchi fumetti della collana Oscar Mondadori, dedicati a personaggi dei fumetti degli anni ’50 e ho cominciato ad appassionarmi sin da subito allo stile del compianto Mort Walker. Crescendo, la passione per i fumetti mi ha spinto a conoscere sempre piu’ generi. Avrò avuto circa dieci anni, quando ho sfogliato il mio primo fumetto su Plastic Man della DC Comics e Tex della Sergio Bonelli Editore. Due generi e stili completamente diversi che mi hanno appassionato nel corso degli anni, e che continuano ad appassionarmi. La passione, sopratutto per il genere supereroistico americano della DC Comics, mi ha portato a trasmettere le mie conoscenze tramite i social network e le varie piattaforme web.

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