GIOVANI TITANI ANNO UNO: recensione

Con il reebot Anno Uno anche i Giovani Titani furono coinvolti. Infatti, l’opera ripercorre gli albori della storia dei giovani eroi.
Vengono introdotti i personaggi e i fondatori dei Teen Titans, il primo Robin (Dick Grayson), il primo Aqualad(Garth), Kid Flash (Wally West), Speedy (Roy Harper) e Wonder Girl (Donna troy) , ansiosi di essere riconosciuti non più come semplici spalle ma come veri e propri supereroi. Il rifiuto dei loro mentori (Batman, Aquaman, Flash, Green Arrow e Wonder Woman) li porta a reagire in maniera diversa: Speedy, il più anziano del gruppo, abbandona il suo maestro e comincia a lavorare in proprio cercando di dimostrarsi all’altezza del suo mentore, mentre gli altri approfittano dell’assenza dei loro mentori per investigare su degli strani fenomeni avvenuti in varie città.

L’opera è divisa in tre parti, la prima approfondisce i personaggi e i loro rapporti, la seconda i sidekick devono unire le forze contro i loro mentori, la terza ritorna ad approfondire i rapporti dei giovani eroi rispetto ai loro mentori. 

La storia vuole giocare sul rapporto tra genitori e figli piuttosto che sul lato supereroistico, il lettore si ritrova in una lettura adolescenziale, in cui il gioco tra mentori e spalle scompare completamente lasciando un ruolo più paterno.
A volte deludere la famiglia è quasi d’obbligo per poter essere liberi, per potersi riaffermare come persone, come individui meritevoli di felicità e padroni della propria indipendenza. 
Senza quasi rendercene conto, veniamo modellati da tutta una serie di atteggiamenti e credenze che interiorizziamo in silenzio, oltre che con enorme sofferenza. 
E i nostri giovani eroi, sentono di essere troppo pressati, di essere protetti in modo quasi iperprotettivo dai loro mentori, la paura di deluderli è sempre piu’ evidente con lo scorrere della lettura.
E anche qui, l’opera è completamente un richiamo al rapporto genitoriale, gli eroi non sono i loro reali genitori, ma si comportano tali, la paura di vedere i loro “figli” affrontare una vita come la loro, piena di rischi e pericoli, porta i loro mentori a rinchiudersi in se stessi e a non esprimere i loro sentimenti ai giovani titani.
Amy Wolfram ci regala un opera completamente diversa dallo stile classico della DC Comics, dove il supereroismo viene messo in secondo piano.

A volte però, l’opera risulta più debole nella lettura. L’originalità dell’opera viene sostituita da piccole storie quasi superflue nel tentativo (mancato) di sviluppare le premesse dell’inizio. Il volume avrebbe meritato di essere ampliato soprattutto nella parte finale in cui si conclude con uno scontro fin troppo sbrigativo e poco convincente.
I disegni sono vivaci ed espressivi, arricchiti da trovate rubate all’animazione, ma andando avanti con i capitoli diventano più spogli ed abbozzati.
I testi risultano spesso noiosi e verbosi, nonché inconcludenti, e aleggia sempre lo spettro degli anni ottanta ormai superati.
In conclusione, l’opera è scorrevole e fluida alla lettura, ma sconsigliata ai nuovi lettori, a cui consiglierei letture di Marv Wolfman, George Perez e Judd Winick.

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Pubblicato da Busan85

Nato a Cosenza il 20 Giugno dell’85 e residente a Genova da 26 anni. Con i fumetti ho imparato a leggere. Tutto è cominciato da lì. Sfogliando i vecchi fumetti della collana Oscar Mondadori, dedicati a personaggi dei fumetti degli anni ’50 e ho cominciato ad appassionarmi sin da subito allo stile del compianto Mort Walker. Crescendo, la passione per i fumetti mi ha spinto a conoscere sempre piu’ generi. Avrò avuto circa dieci anni, quando ho sfogliato il mio primo fumetto su Plastic Man della DC Comics e Tex della Sergio Bonelli Editore. Due generi e stili completamente diversi che mi hanno appassionato nel corso degli anni, e che continuano ad appassionarmi. La passione, sopratutto per il genere supereroistico americano della DC Comics, mi ha portato a trasmettere le mie conoscenze tramite i social network e le varie piattaforme web.

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